Mai sentita l’espressione “diventi ciò che l’ambiente crede di te”?

Vuol dire che tendiamo a confermare e a uniformarci al modo in cui ci precepiscono le persone intorno a noi. Fin da piccoli, a tutti noi ci vengono date “etichette” più o meno forti, più o meno belle o brutte, e ci vengono ripetute, in modo serio, scherzoso, ironico, rabbioso e così via…

Poco conta il modo, come abbiamo visto nell’articolo precedente, ciò che conta è che vengano dette e ripetute.

Vuoi un esempio?

Davide è un bambino timido! Francesco è un tipo cordiale! Giuseppe è confusionario! Laura è chiacchierona! Franco è incazzoso!

Nel mondo dello sport spesso le etichette hanno distrutto fior fiori di campioni, come ad esempio, un atleta “ingestibile”, ma ci sono per fortuna anche tante bellissime etichette che hanno rinforzato fior fori di Campioni.

Si potrebbe continuare all’infinito, fatto è, che le etichette e il giudizio fanno parte dell’essere umano e non riesce a farne a meno, nessuno!

Così, cresciamo tra, famiglia, scuola, amici, sport, facendo lo slalom tra lo sviluppare la nostra identità e confermare le etichette che ci vengono affibbiate.

Perchè, se ti senti dire centinaia di volte che sei timido, comincerai a crederci, anche perchè magari te lo dice la persona più influente della tua vita, tipo Mamma e o Papà, e da piccino non hai gran capacità di discernimento da un giudizio. Così, cominciando a crederci ti comporterai da timido. Giusto? Sbagliato? In realtà non ci interessa.

Seguimi, ascolta, un etichetta non è grave fino a quando non diventa un limite per te e soprattutto per ciò che vuoi raggiungere.

Come al solito va guardato il risultato, l’obiettivo; se nella vita vorrai fare il PR, tanto per fare un esempio, sarà difficile farlo da persona timida.

Ma torniamo allo Sport.

Nella crescita sportiva e professionale di un atleta, ci passa di tutto, dall’essere più determinato, meno motivato, più grintoso, più rabbioso, più sfiduciato e viceversa. Insomma quando si cresce, si passa un pò per tutte le fasi, ed è normale nella formazione del carattere di una persona.

E in tutto questo percorso veniamo giudicati ed etichettati, il più delle volte, inconsapevolmente da parte nostra e ancora più inconsapevolmente da chi ce le appiccica. Ricordi? Siamo abituati a giudicare e la metà delle volte lo facciamo scherzando e ridendo, e tanto il cervello non riconosce la differenza, quindi comunque ti si appiccica.

“A lui manca Autostima! Daniele si scoraggia facilmente! Lei quando deve sudarsela molla! Questo sport non fa per te! Ci riesco con tutti tranne che con lui! Ormai è vecchio! E’ immaturo! E’ acerbo! E’ indisciplinato! 

So già cosa pensi, starai dicendo, “ok ma non sono anche cose reali e vere queste?”

Si, giusto, purtroppo è un cane che si morde la coda.

Mi spiego meglio, un etichetta è un giudizio. Un giudizio avviene quando si dice una cosa e non include altro oltre quello, ovvero “sei così” e non c’è alternativa, e le etichette per loro struttura non creano alternative tendono a creare e confermare un comportamento e quindi una persona. Non solo, il cervello umano, una volta focalizzatosi su un’etichetta, tenderà a replicarla, e a cercarne conferma per poter dire: hai visto? è proprio vero che mi scoraggio facilmente! E’ proprio vero che con lui non ci riesco. E’ proprio vero che sono uno che perde le staffe!

Sottile ma infame come gioco!

La storia delle Etichette è vecchia e anche consociuta da molti, eppure non so perchè ben pochi ci mettono attenzione. Anche nel mondo degli insegnanti, che sono molto preparati a questo, li senti dire, lui è incontenibile, lei un angioletto e coì via… Nello sport ne sento di tutti i colori.

Il problema principale?

E’ che cominci a crederci tu, e diventa dura uscirne.

Cosa puoi fare? Due cose molto potenti:

  • la prima è dividere ciò che sei da ciò che fai; NON SEI CIO’ CHE FAI! Un etichetta 9 volte su 10 colpisce un comportamento, quindi separala, sempre. Non sei sfiduciato, hai avuto un comportamento sfiduciato. Solo questo strappa l’etichetta dalla tua identità e la rende una cosa temporanea, non assoluta. E quando senti qualcuno, compreso il tuo allenatore, appiccicarti un etichetta, aiutalo a separarla da te. Ho fatto l’esercizio in modo svogliato, ma sono capace di farlo col giusto atteggiamento. Prova, fa tutta la differenza del mondo. Attento a tutto ciò che viene pronunciato dopo “IO SONO” e “TU SEI”.

 

  • Non ascoltare le etichette, impara a bypassarle, da un orecchio entrano e dall’altro escono, non permettere alle persone, di dirti cose negative sui tuoi comportamenti che magari si ripetono qualche volta di troppo, soprattutto se ci stai lavorando per eliminarli, metti un limite, se già credi poco in te stesso e stai costruendo la tua autostima, non permettere a nessuno di dirti: Tu non hai Autostima, neanche per scherzo, chiedi rispetto per ciò che sei, chiedi aiuto per il tuo comportamento, ma attento alla tua identità, se non te ne occupi tu non lo farà di certo qualcun’altro.

 

Infine, finora ti ho detto come si crea una brutta etichetta, ma il lavoro lo puoi fare felicemente al contrario, generandoti etichette opposte e positive.

Ad esempio, sei ti capita di essere sbadato e distratto nei tuoi allenamenti, inizia ad etichettarti, come un atleta attento e concentrato. Comincia a ripetertelo in testa otterrai due benefici:

  • il primo, la tua testa comincerà a notare le volte che sei attento e molto meno quelle in cui sei distratto
  • il secondo, il pensarti come un atleta attento ti richiamerà e ti riporterà a concentrati su ciò che stai facendo

Si lo so, che può sembrare stupido ripetere una cosa alla quale non credi, ma pensaci un momento…

Quante volte ti sei ripetuto che non eri adatto, non eri capace, eri sbadato, sfiduciato, senza autostima etc???

Così tante da arrivare a crederci e a realizzarlo giusto? E ne è valsa la pena?

Preferisci, quindi avere ragione o provare una cosa diversa e rischiare di essere un Campione?

Buon allenamento.

 

Davide Coscarella